venerdì 20 maggio 2016

Autobiografia emotiva di un anno di Gestalt

La freccia dell'auto continuava a lampeggiare nel buio del bosco. Ero incastrato e dolorante e non riuscivo a muovermi. Avevo paura di morire, ero certo che sarei morto.
Quello che mi salvò fu il coraggio di chiedere aiuto, un aiuto che arrivò tanto discreto quanto efficace.
Avrei capito solo mesi dopo che quel gesto di chiedere era solo il primo dei sacrifici narcisistici necessari per uscire dal groviglio di lamiere e ritrovare la strada.

Non basto a me stesso, questo oggi mi è chiaro: ho voglia e bisogno di contatto, di scoprire il mondo dell'Altro. È stato molto difficile capire questo, mi è costato fatica e dolore.
Trasformato in animale ho scoperto di avere gli artigli e di saperli usare, ho scoperto di avere degli istinti e a non averne paura. Ho lottato per il sesso e il territorio e ho vinto.
Ho vinto!

Nel grande calderone ermetico del mio cuore si accese una piccola fiamma, e di li a poco qualcosa avrebbe iniziato a bollire.
Quel poco calore che sentivo nel petto mi convinse a restare su quella strada, e anche se ancora non avevo idea di dove mi avrebbe portato la scoperta del mondo emotivo, decisi di continuare quel cammino. Faticoso, certo, ma sicuramente stimolante ed evolutivo.
Sono passato sotto molte altre porte guidato da persone splendide e sopratutto accompagnato da un gruppo di viaggiatori unici al mondo, ognuno col suo bagaglio di nevrosi, ognuno col suo personale universo che imparo giorno dopo giorno a conoscere ed amare.

Proseguendo questo percorso di esperienze ho imparato a vibrare di una voce interiore trovando la sponda nell'eco degli altri, risuonando con loro ho sentito la mia voce amplificarsi fino a coprire distanze intergalattiche. Una vibrazione calda e piacevole che partendo dal mio petto mi ha fatto "trillare" fino alla punta dei piedi.

Nel calderone ermetico le vibrazioni sgretolavano le croste bruciaticce e appiccicate che tenevano chiuso il coperchio, adesso riuscivo a intuire che dentro c'era veramente qualcosa. Iniziavo a sentire un certo languorino, avevo voglia di assaggiare quel minestrone di emozioni di cui non ricordavo più il sapore.

Penso a quando ero fuori strada e stavo sofferente e immobile nel groviglio di lamiere che io stesso mi ero creato. Penso a questo e mi sembra che un anno sia troppo poco: ho vissuto molto di più in questi dodici mesi.
Persone che definisco magiche si sono succedute e ognuna ha portato qualcosa.
Una guida emozionale mi ha fatto incontrare i miei genitori defunti e ho potuto presentargli la mia nuova vita fatta di libertà e gioia.
Un artista matto e grandissimo è entrato nel mio campo creativo e ha buttato giù i muri portanti; lo ringrazio ancora; adesso ho molto più spazio nel mio atelier.

La temperatura saliva rapida ad ogni incontro e dal calderone ermetico iniziavano ad uscire fumi e profumi in un ribollire di "cose" che non sapevo ancora chiamare emozioni.
Il languorino era diventata fame, non potevo più tornare indietro, dovevo scoperchiare il calderone per potermi nutrire di nuovo.

L'esperienza più forte, quella delle giornate intensive in Puglia, meriterebbe un libro a parte. Dirò soltanto che quei quattro giorni mi hanno profondamente cambiato, è cambiata la mia visione del mondo, il punto di vista, l'ascolto di me e degli altri.

Sempre più convinto della bellezza di questo percorso mi sono affidato di volta in volta nelle mani di terapeuti, ballerine, artisti e altri curiosi personaggi, ogni passo mi ha dato la conferma che la destinazione di questa strada sono proprio io.

Oggi il calderone ha perso il suo coperchio, godo dei profumi che escono e ogni tanto vedo affiorare pezzi di qualcosa che mi pare familiare, cerco di assaggiare ma subito i pezzi ricadono dentro.
Non importa.
I piatti migliori sono quelli con cotture lunghe e lente, devo solo imparare a cucinare e gustare le mie emozioni.

Torno a quel ciglio di strada e guardo la carcassa della mia auto ancora accartocciata contro un albero. Anche la freccia ha smesso di lampeggiare: era decisamente la strada sbagliata.